GRAMSCI A 80 ANNI DALLA MORTE
La sezione “Cinema e storia” del Bif&st non ha dimenticato Antonio Gramsci ad 80 anni dalla sua scomparsa: tra le pellicole dedicate al politico che ha segnato la storia del 900 “Antonio Gramsci. I giorni del carcere” di Lino del Fra del 1977 e l’ultimo lungometraggio con la regia di Daniele Maggioni, Laura Perini e Maria Grazia Perria “Nel mondo grande e terribile” dove l’interpretazione di Corrado Giannetti ha commosso il pubblico e i protagonisti dell’incontro a seguire: Franco Cassano, Piero Di Siena, Giuseppe Vacca, grandi studiosi gramsciani ed ex parlamentari.
Gli anni del carcere rappresentano il momento più significativo della vita di Gramsci a cui risalgano le Lettere e i Quaderni. Questi rappresentano il punto di partenza per comprendere gli elementi fondamentali della sua ideologia politica: la prima edizione delle Lettere era stata indicata da Gramsci a Togliatti, fondatore del PC e sono tantissimi gli studiosi che affrontano filologicamente gli scritti gramsciani per interpretare e ricostruire il suo pensiero.
Anche in carcere ha cercato di sfruttare il proprio tempo: studiava con enfasi per reggere l’orrore della repressione fascista e dell’ingiustizia. Gramsci non ha soltanto incentivato una consapevolezza politica più matura dei ceti subalterni e dell’organizzazione egemonica, ma ha posto le basi delle teorie politiche moderne attraverso un nuovo approccio d’analisi verso la complessità del reale.
Gli ospiti, figli degli insegnamenti gramsciani e protagonisti di un tempo in cui la sinistra era piena di speranze, raccontano il comunismo del dopo guerra a Bari: “Non era un movimento ma una comunità di lavoratori in un periodo di grande trasformazione. Nel ‘68 noi eravamo solo comunisti. In quel momento l’università si estendeva e c’era la speranza che Bari potesse diventare un grande centro”, raccontano commossi e nostalgici di un tempo che con grande amarezza non tornerà mai più.
“La modernità è una produzione infinita di diversità e di soggetti. Il nostro è un paese che non sarà mai totalmente edificato” specifica Vacca sulla possibilità di riadattare le soluzioni gramsciani alle questioni odierne. Bisogna fare attenzione nell’interpretare le parole di Gramsci : lui era il politico del suo tempo e trovava soluzioni idonee per districare i nodi della sua società; ma la conquista dell’egemonia continua a cambiare i suoi mezzi e per questo non si può “copiare” una figura politica come quella di Gramsci. Oggi devierebbe il progresso e la possibilità di cogliere le sfumature del presente.
Il suo pensiero non è esaustivamente indagato quanto l’immensità del suo slancio progressista, dell’ottimismo nel poter andare sempre oltre. Vacca smentisce alcuni stereotipi: “Tutto è stato Gramsci, fuorché un difensore del Mezzogiorno: lui guardava all’Italia in rapporto all’Europa, e all’Europa in rapporto al mondo ”perché è stato il più grande pensatore politico del 900. Non ha scritto un libro ma 33 quaderni di nota eppure è diventato un classico”.
La vita in carcere di Gramsci rappresenta la parabola del disincanto: ”Alla fine il mondo gli apparve molto più terribile di come se lo immaginava, non ne aveva mai considerato l’entità” racconta Piero Di Siena. Per il suo radicalismo ideologico rifiutò di chiedere la grazia nonostante le condizioni di salute si fossero già aggravate e in quella “trasformazione molecolare” che diceva si insinuasse nello strato sociale si incarnava anche in lui: ”Io potrei non riconoscere più me stesso” confessa alla cognata che lo andava a trovare in carcere. La sua più grande paura poteva concretizzarsi e per questo voleva allontanare tutti, temeva di diventare arido e per questo chiese il divorzio anche alla moglie. Il suo spazio vitale si restringe come anche il suo tempo: “Mi è rimasto solo il passato, non ho più un presente e un futuro” dice nel consegnare a suo figlio un orologio nelle ultime scene di “Nel mondo grande e terribile”. Gramsci con la stessa lucidità con cui nel primo periodo in carcere continuava ad aiutare il PC con nuove elaborazioni ideologiche a stringere trattative con i sovietici, guarderà la fine del suo tempo affidandolo alle nuove generazioni.